Carissimi spettatori e amici è con grande gioia che comunichiamo che

la giuria del PREMIO NAZIONALE FRANCO ENRIQUEZ 2020- XVI^ edizione

“per una comunicazione e un arte di impegno sociale e civile”

ha assegnato il

PREMIO NAZIONALE FRANCO ENRIQUEZ 2020

CITTA’ DI SIROLO – XVI^ edizione 

categorie

Miglior Drammaturgia e Miglior Interpretazione

allo spettacolo “ LA TERRA TREMANO”

di e con Giorgio Felicetti

Con la seguente motivazione:

La terra tremano”, di e con Giorgio Felicetti è una vibrazione narrativa lungo l’Appennino attraverso cinquant’anni di sismi, dal 1968 a oggi. Un’inchiesta che ha il sapore del reportage giornalistico e della denuncia politica. A parte l’inchiesta, ciò che colpisce in questo monologo schietto è la costruzione drammaturgica intrisa di venature poetiche, a tratti ironiche, che non scadono mai nella comicità sfacciata e fuoriluogo. “La terra tremano”, titolo e poetica ispirati a Luchino Visconti, è un affresco corale sfaccettato. È un tema teatrale sospeso, intimo che parla di sfruttati, sfruttatori e stolti. Il modello documentaristico trova in questo racconto dalle tinte forti un mezzo espressivo avvincente e tagliente. Ben scritto il testo e ben interpretato da un bravissimo Felicetti, capace di giostrare tra i diversi accenti d’Italia senza scadere nella farsa. A coniare un codice multiplo e unitario di denuncia per esprimere dolore, ribellione e speranza. ”

La serata di consegna del Premio FRANCO ENRIQUEZ per il Teatro, si terrà il prossimo 30 Agosto a Sirolo (AN), nella cornice della perla della riviera del Cònero, presso il teatro “Cortesi”.

Apprendo ora di aver vinto il Premio “Franco Enriquez” per il Teatro, in un momento così preoccupante per la vita civile del nostro paese, e delle nostre comunità. E’ un segnale di speranza, non soltanto per me, ma per tutti i miei colleghi, gli artisti e i lavoratori dello spettacolo, che si trovano con i teatri ancor chiusi, e le attività lavorative sospese.

LA TERRA TREMANO, lo ricordo, è un racconto epico che lega con un filo di memoria gli ultimi grandi terremoti italiani: dal Belice ad Ancona, dal Friuli all’Irpinia, da San Giuliano di Puglia all’Aquila, da Colfiorito ed Assisi a Finale Emilia. Ma è sulle storie del sisma tremendo del 2016 che ha stravolto le Marche, che la narrazione prende tutta la sua forza catartica, quando lo spettacolo dà voce e grido al disagio e all’isolamento delle popolazioni nel cratere sismico del centro Italia. Isolamento oggi amplificato e reso drammatico dal Coronavirus. La creazione di personaggi archetipici come “il pastore di Amatrice che dall’alto dei suoi pascoli vede il proprio paese implodere”, o “il professore di Visso che sogna di andare ad abitare vicino all’Infinito di Leopardi”, o “l’uomo dentro al container” o “il vecchio davanti al mare”, fino al novello “Enea, detto matto lupo perché disperato, sbraita al vuoto”, hanno reso giustizia e voce a tutte quelle genti silenziose ed ammutolite da questa doppia tragedia. E’ incredibile come lo spettacolo abbia anticipato ciò che il Coronavirus ha reso ancora più di stridente attualità: c’è dentro tutto il rapporto tra uomo e natura, tra la sopravvivenza e la morte, tra la bellezza del paesaggio italico ed i grossi centri mega-inurbati e sovraffollati. Come un’antica Sibilla, il narratore, ad un certo punto, accorato presagisce: “e non è dunque follia costringere le nuove generazioni a vivere come formiche malate dentro le città?E la salute, e i danni ambientali, quanto costano?Ma non lo vedete che questa mia terra è bellissima?”.

Voglio dedicare questo Premio ai terremotati, i protagonisti di questa tragedia, in special modo a tutte le persone che ancora vivono nel cratere sismico, a tutte quelle persone che ho incontrato, che mi hanno reso partecipe del loro destino, e che hanno seguito con tutta la passione immaginabile, la realizzazione dello spettacolo, fino alle rappresentazioni dentro ai luoghi del cratere, dentro la piazza di Visso come nelle zone SAE di Pieve Torina, a Fiastra come a San Ginesio, a Camporotondo come a Monte Cavallo, a Pievebovigliana come a Bolognola, a Ussita come a Sarnano. Questo premio è per loro.

L’entusiasmo e la commozione generati dalle rappresentazioni de LA TERRA TREMANO dentro i paesi dell’epicentro sono stati quanto di più forte, di carnale, di catartico, di assoluto io abbia mai avuto modo di esperire “in scena”, oltre il quale non c’è più finzione, ma fusione. Gli allestimenti realizzati nella scorsa estate dentro il cratere, sono stati forse anticipatori di una modalità per il post-coronavirus di fare teatro “fuori dai teatri e dentro le comunità”, un modo cioè di fare teatro in mezzo alla gente, tornando ai primordi di questo rito antichissimo. Cercheremo a breve, non appena sarà possibile, di recuperare le date rinviate a causa della quarantena, e di accontentare le richieste pervenuteci dalle comunità e dai paesi che non hanno ancora potuto assistere allo spettacolo, non vediamo l’ora di poter riabbracciare gli spettatori de LA TERRA TREMANO. Grazie a tutti!

Giorgio Felicetti