La terra tremano
2019
Lo spettacolo
“Ed ora, che sarà di me? Come Odisseo dovrò a lungo vagare, prima di poter tornare alla mia Patria?
0 come Enea, dovrò farmi carico del vecchio padre e dei figli, e partire da qui, per costruire una nuova città?”
Una storia potente come la natura, importante come la vita.
Una storia del sottosuolo, come la faglia.
Una storia di luoghi bellissimi, come i borghi tra gli Appennini.
Una storia di spaesati, donne, uomini, vecchi, bambini.
Una storia di abbracci, di polvere e pietre, di sorrisi, di pianti.
Una storia epica, tra mito e cronaca, rito antichissimo, catarsi.
Eppure sappiamo: l’Italia è terra in moto, da sempre, da sud a nord,
Belice, Friuli, Irpinia, Marche, Umbria, Molise, L’Aquila, Emilia…
Ma poi, viene quella botta tremenda del 2016, la più forte.
Un trauma gigantesco.
Ancor più oggi nel cratere sismico, dove si resiste nel forte scontento,
e nefasti sono gli effetti nella vita delle persone.
Vite cambiate, per sempre. Destini e luoghi stravolti.
Personaggi a testa in giù: i pastori sotto le stelle che vedono implodere Amatrice, gli uomini e le
donne in disperata fuga dai loro paesi, i bambini di Pescara del Tronto,
e gli sradicati, gli spaesati, le tante, troppe voci strappate da Visso o Arquata,
fanno de LA TERRA TREMANO un urlo, una testimonianza, un punto di memoria, un’invocazione,
una preghiera, una lettera aperta, scritta con le lacrime e la forza di chi, nonostante tutto, resta
ancora aggrappato alla sua terra.
C’è forte, la voglia di andare avanti, oltre le macerie. Oltre la rabbia.
Nel centro dell’Italia, in mezzo e sopra la natura, si può vivere, perché è bellissimo.
Ma è urgente e necessario scegliere come farlo.
È il tempo di raccontare questa storia.
Perché riguarda tutti noi.
Nessuno escluso.
NOTE DELL’AUTORE
This land is my land!
Terra di antiche culture e d’immensi patrimoni artistici.
Nel 2016 l’Italia centrale è stata sconvolta da un sisma fortissimo, che ha provocato distruzione. E morti.
Il mondo ha imparato nomi di luoghi arcaici, bellissimi: Amatrice, Accumoli, Arquata, Norcia, Castelluccio, Visso, Campotosto, Ussita, Castelsantangelo sul Nera, Muccia, Pieve Torina, Camerino, San Ginesio, Sarnano, Fiastra, Montemonaco, Camporotondo, Bolognola, Monte Cavallo, Camerino, San Severino, Tolentino, Caldarola…
Più di cento Comuni colpiti, in quattro regioni: Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo. Ancora oggi, quei luoghi sono cumuli di macerie. E ci sono gli abitanti. 400.000 Persone coinvolte. 300 i sepolti.
Ora che i riflettori sono spenti, ora che il tempo ha fatto il suo lavoro di memoria, c’è l’urgenza di dover raccontare: cosa è stato? com’è cambiato tutto? Ho incontrato i protagonisti di questa tragedia, le donne e gli uomini che hanno vissuto il più forte terremoto che si ricordi. Ho raccolto testimonianze e racconti in diretta dai luoghi, dove i terremotati vivono ancora da “sfollati”: hotel, camping, container, soluzioni abitative di emergenza.
La narrazione è la storia di vite cambiate, per sempre. Come il paesaggio umano, urbano, economico. Non c’è alcun intento didascalico nello spettacolo.
Il piano razionale e quello emozionale dialogano per tutto il racconto: sono le Parche a tessere questo tremolante e lunghissimo filo rosso che si dipana da sud a nord tra le italiane catastrofi?
O siamo noi, sopra questo Paese a non saper ancora trovare un modo per vivere in pace con una natura in movimento? Perchè da sempre in questa Italia, quando la terra si muove, sono gli uomini e le donne a tremare: dal Belìce al Friuli, dall’lrpinia all’Aquila, dall’Emilia ad Amatrice, dalle Marche fino alla prossima terra in moto.
C’è tutto il fardello di dolore e di paura da buttarsi alle spalle, per guardare oltre. Questa storia racconta un dopo possibile.
Giorgio Felicetti